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L’endurance una disciplina affascinante

Molto tempo è passato da quando nel secolo scorso i pony express cominciarono a sfidarsi in gare di velocità e di resistenza a cavallo lungo le praterie del Far West.

Questa, insieme alle estenuanti marce di resistenza alle quali la cavalleria dell’esercito degli Stai Uniti d’America doveva sottoporsi, è l’origine dell’endurance equestre.

Nel tempo molte cose sono cambiate fino ad arrivare al 1954, quando negli USA venne organizzata la prima gara ufficiale, la Tevis Cup, una manifestazione storica che ancora oggi si disputa regolarmente.

L’endurance è diventato a tutti gli effetti una disciplina sportiva, riconosciuta e regolamentata a livello internazionale fin dal 1982 dalla FEI (Federazione Equestre Internazionale) con gare che si svolgono in tutto il mondo.

E’ però rimasto inalterato il fascino della percorrenza delle lunghe distanze.

Le mitiche 100 miglia di allora sono diventate i 160 chilometri su cui si disputano le principali gare come i campionati Nazionali, Europei e Mondiali, mentre gran parte degli eventi internazionali più prestigiosi si disputano sulla distanza di 120 o di 130 chilometri.

L'Endurance è una disciplina che mette in luce le doti di cavallo e cavaliere chiamati a percorrere nel minor tempo possibile percorsi – a seconda delle categorie - di varie lunghezze tracciati su terreni aperti e di diversa natura, salvaguardando sempre e comunque l'integrità del cavallo.

Per questo, prima, più volte durante, e al termine delle gare, i cavalli vengono sottoposti a meticolosi controlli veterinari ed esclusi dalle competizioni al primo accenno di affaticamento.

Anche nell’endurance la componente agonistica è particolarmente spiccata ma la vittoria non viene sempre assegnata a colui che taglia per primo il traguardo.

In questa disciplina il responso della commissione veterinaria è infatti di gran lunga più importante di quello del campo ed all’arrivo i cavalieri devono arrivare in sella a dei cavalli in ottime condizioni fisiche.

Chiedere troppo al cavallo durante il tracciato ha pertanto un senso assai relativo e la dote migliore di un cavaliere di endurance è la capacità di saper dosare al meglio le energie del proprio compagno di gara e di ottimizzarle in funzione di un risultato che – una volta completata la gara e superata la visita veterinaria finale – è comunque positivo a prescindere dal piazzamento.

Ruolo fondamentale nelle gare di endurance è quello svolto dai cosiddetti “cancelli veterinari” interposti all'incirca ad ogni 30 chilometri del tracciato di gara e ai quali tutti i cavalli devono obbligatoriamente essere presentati.

E’ qui che entro mezz'ora dall'arrivo di ciascuna fase di gara, i cavalieri devono sottoporre i propri cavalli alla valutazione dei veterinari che decidono se il cavallo può, o meno, proseguire la competizione e, nel caso della visita finale, confermare il piazzamento e anche la vittoria.

In Italia l’endurance ha avuto un forte sviluppo e grandiosi sono i risultati riportati dai cavalieri italiani.

Solo ricordando i più recenti:

1997 - Campionati Europei / Pratoni del Vivaro, Italia
ITALIA - medaglia d'argento a squadre
(Fausto Fiorucci su Faris Jabar; Fabio Ninci su Shandik;
Andrea Iacchelli su Rulens; Bruno Belli su Navaco)

1998 - Campionati Mondiali / Emirati Arabi Uniti
FAUSTO FIORUCCI - medaglia d'argento individuale su Faris Jabar

2001 - Campionati Europei Open / Castiglione del Lago, Italia
ITALIA - medaglia d'oro a squadre
(Fausto Fiorucci su Faris Jabar; Roberto Busi su Al Jasir;
Alessandro Baldicchi su Blandine de Scevol; Chiara Rosi su Kashmir Shagara)
FAUSTO FIORUCCI - medaglia d'oro individuale su Faris Jabar

2002 - Campionati Mondiali WEG / Jerez del la Frontera (Spagna)
ITALIA - medaglia d'argento a squadre
(Antonio Rosi su Alex Raggio di Sole; Fausto Fiorucci su Faris Jabar;
Roberto Busi su Al Jasir; Mario Cutolo su Ziad el Asil)
ANTONIO ROSI - medaglia d'argento individuale su Alex Raggio di Sole

 

Rassegna Stampa